ENERGIA NUCLEARE? NO GRAZIE, MA VEDIAMO PRO E CONTRO
Energia nucleare: aspetti positivi e negativi dell'energia prodotta con la fissione nucleare.
Energia nucleare in Italia
L'energia nucleare è una fonte energetica con molti aspetti negativi.
Questa energia è prodotta nelle centrali nucleari mediante il bombardamento di uranio con neutroni: il nucleo dell'uranio viene così diviso in due nuclei più piccoli (fissione nucleare) e, per effetto domino, genera nuovi nuclei che a loro volta, bombardati da altri nuclei di uranio, danno luogo alla famosa reazione a catena nucleare.
L'uranio non emette in atmosfera anidride carbonica, il principale gas serra, a differenza dei combustibili fossili: questo è un aspetto positivo.
Uno degli aspetti negativi è invece rappresentato dal fatto che durante questo processo viene emessa radioattività ad alta intensità: gli oggetti esposti alle radiazioni assorbono radioattività, diventando scorie radioattive.
Come si smaltiscono le scorie nucleari e i rifiuti radioattivi? Le scorie devono essere stoccate anche per molte migliaia di anni per far decadere il livello di radioattività.
Attualmente le nanotecnologie sono in grado di trattare i rifiuti radioattivi: attraverso trattamenti fisici e chimici che trasformano i rifiuti radioattivi in una composizione solida e stabile, ma gli stessi devono comunque essere stoccati come rifiuti radioattivi in strutture dedicate.
Parte dell'opinione pubblica è favorevole al nucleare, soprattutto perché intravede nel suo sviluppo l'unica via d'uscita dalla dipendenza petrolifera.
Parte invece è contraria principalmente per 2 aspetti: quello economico e quello della sicurezza.
Gli ultimi dati disponibili aggiornati al 2022 certificano una leggera flessione della percentuale di produzione globale di energia nucleare, pari al 9,2% del totale corrispondente a 2.679 TWh. La flessione è dovuta principalmente alla crisi delle centrali nucleari francesi dovuta a diversi guasti e mancanza d'acqua.
Nucleare in Italia e referendum nucleare.
In Italia un referendum (referendum novembre 1987 per l'abolizione della procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, per l'abolizione dei contributi a regioni e comuni sedi di impianti elettronucleari e per l'abolizione della partecipazione dell'Enel alla realizzazione di impianti elettronucleari all'estero) ha sancito la volontà per la maggioranza degli italiani (circa l'80% del 65% recatosi alle urne) di vivere in un Paese senza nucleare.
E' interessante notare come il referendum non solo abbia manifestato una contrarietà al nucleare in Italia, ma anche un divieto di collaborazione con l'estero per Enel: divieto disatteso e anzi prorogato nel tempo e ampliato nelle collaborazioni, grazie anche ad una legge abrogativa del referendum passata in silenzio nel 2007.
Il nucleare in Italia e nel resto del mondo comporta costi di progettazione e realizzazione elevatissimi, essendo altissima la tecnologia e la competenza richiesta ai progettatori di un impianto, al quale deve necessariamente compartecipare la finanza pubblica (quindi i cittadini).
Un altro aspetto estremamente negativo, alla luce dei cambiamenti climatici in atto e delle gravi crisi idriche, cioè siccità che interessano sempre maggiormente il pianeta, è l'utilizzo di immense quantità d'acqua necessarie al raffreddamento delle centrali.
E, una volta terminata la costruzione, si devono aggiungere i costi per la messa in sicurezza militare contro eventi terroristici o naturali (per esempio il grande incendio che ha colpito Mosca e dintorni nell'estate del 2010 e che ha rischiato di raggiungere sia l'area di Chernobyl che lo stoccaggio delle scorie dello stesso): in quest'ottica parrebbe inevitabile un intervento (cioè un aumento) sulla nostra bolletta elettrica.
Inoltre, è innegabile un legame tra l'utilizzo di uranio e la produzione di armi, anche in paesi in via di sviluppo e con governi instabili o tendenzialmente "aggressivi": una situazione che preoccupa una buona parte dei cittadini e che si sta purtoppo verificando oggi con il conflitto tra Ucraina e Russia. Cittadini che, tra l'altro, accettano mal volentieri di convivere a fianco di una centrale nucleare o di uno stoccaggio di scorie radioattive. Questo rappresenta un altro ostacolo, quello della localizzazione di un impianto nucleare.
E' ancora vivo il ricordo di Chernobyl (ex URSS) e dei devastanti effetti, soprattutto a lungo termine, che quel disastro ha prodotto sulla popolazione e nell'immaginario di miliardi di persone, e naturalmente dell'ultimo tragico tsunami che ha colpito il Giappone e le sue centrali nucleari, una catastrofe ambientale e umanitaria con danni ed effetti negativi sulla salute che non possono ancora essere quantificati.
Su quest'aspetto, quello della sicurezza, la critica maggiore che l'opinione pubblica pone al nucleare è che non esiste una tecnologia che garantisca la sicurezza "totale", al 100%: un minimo rischio è sempre presente, quindi la possibilità di incidente NON è pari a zero. Da questo punto di vista, una centrale nucleare rappresenta un possibile, anche se poco probabile, altissimo pericolo costante.
Inoltre, il costo di smaltimento dei rifiuti è maggiore del costo di fabbricazione della centrale, e non si deve dimenticare che in Italia non ci sono giacimenti di uranio, o per meglio dire esistono circa 4800 tonnellate accreditate di uranio con un livello di attendibilità medio, e questo creerebbe una nuova dipendenza dall'estero (uranio al posto del petrolio).
Infatti, la teorica disponibilità di uranio (la cui estrazione, non va dimenticato, determina un forte impatto ambientale) alimenterebbe una sola centrale nucleare per circa 1/6 (10 anni) della sua durata utile prevista, e lo stesso minerale andrebbe poi arricchito in un'altra Nazione.
Anche se finora è stato risparmiato dalle sanzioni, il settore nucleare è anch’esso influenzato dalle turbolenze della geopolitica. La Russia è uno dei principali attori nel settore grazie alle sue esportazioni globali di uranio arricchito, alle capacità tecnologiche, nonché quelle atte a gestire il combustibile nucleare esaurito.
Attualmente, la Russia è l’unico fornitore economicamente sostenibile di uranio ad alto dosaggio e a basso arricchimento (HALEU), con una concentrazione del 5-20% dell’isotopo U-235, invece della concentrazione del 3-5% che alimenta l’attuale flotta di reattori ad acqua leggera
Diversi paesi occidentali importano uranio arricchito dalla Russia e alcuni membri dell’UE gestiscono centrali nucleari di tecnologia sovietica/russa.
Durante l’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi dell’uranio sono aumentati notevolmente. In Occidente, questo ha suscitato preoccupazioni legate alla dipendenza dalle forniture russe e di altri Stati considerati vicini alla Russia e alla Cina.
L’instabilità geopolitica altrove, in particolare il colpo di stato in Niger alla fine di luglio 2023, ha complicato ulteriormente la situazione. Il Niger fornisce circa il 25% delle importazioni di uranio dell’UE.
La World Nuclear Association ha stimato che la domanda globale di uranio crescerà del 27% entro il 2030.
Quale può essere quindi l'alternativa? Ricordiamoci questi 3 punti:
- Ridurre i consumi di energia
- Rendere più efficienti i sistemi: abitazioni più isolate, impianti termici più efficienti, elettrodomestici migliori, illuminazione a basso consumo/alta efficenza.
- Investire sulle energie pulite da fonti rinnovabili.