Ogni minuto, secondo il rapporto 2019 WWF sulla gestione dei rifiuti, finiscono nel nostro mare una quantità pari a 34.000 bottigliette di plastica.
In un anno, raggiungono quasi le 600 mila tonnellate.
Un Mediterraneo quindi invaso e inquinato da plastica che dovrebbe essere intercettata dalla raccolta differenziata.
E invece finisce, soprattutto attraverso i fiumi, nel Mare Nostrum avvelenandone la fauna e la flora: tartarughe, pesci di ogni specie, cetacei ma anche uccelli vengono quotidianamente uccisi per cause legate all’ingestione di plastica.
E le previsioni non sono rosee: secondo una stima del WWF, entro il 2050 la quantità potrebbe addirittura quadruplicare, rendendo il Mediterraneo una vera e propria discarica, con conseguenze difficilmente immaginabili per l’intero ecosistema marino.
Il report analizza la situazione di 22 territori della regione mediterranea, dalla Spagna alla Turchia passando ovviamente dall’Italia: un’area che produce il 10% della plastica a livello globale, cioè il quarto produttore mondiale.
I danni ambientali, già oggi, sono evidenti, ma a questi si devono aggiungere quelli al tessuto economico (pesca e turismo): meno pesce e spiagge sporche allontanano il turismo e mettono in sofferenza i pescatori.
Ma il vero problema è la gestione degli rifiuti: secondo il WWF, sono proprio i governi dei Paesi interessati a non mettere in atto una politica che abbassi i costi della raccolta differenziata e al tempo stesso favorisca un sistema di economia circolare che privilegi materiali alternativi in un’ottica di progressiva diminuzione dell’utilizzo di plastica.
Ma la strada, purtroppo, sembra ancora lunga.
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