A livello globale, la quasi totalità dei materiali estratti utilizzati nell’economia sono vergini, per l’esattezza il 92,8%: questo significa che il tasso di circolarità globale complessivo è pari a solo il 7,2%, con un decremento rispetto al 2018 di quasi 2 punti percentuali.
Il Circularity Gap Report 2024 appena pubblicato (qui nella nostra homepage puoi scaricare un pdf riassuntivo, mentre qui hai la possibilità di registrarti e scaricare il pdf integrale, entrambi in inglese) non lascia adito a dubbi: il nostro pianeta è sempre meno circolare e il report testimonia che l’economia globale continua ad accrescere il consumo di materie prime vergini.
Su tutti, un dato che dovrebbe far riflettere: nel periodo 2018-2023 sono stati avviati a consumo 500 miliardi di tonnellate di materiali vergini, una quantità equivalente a quanto consumato in quasi tutto il ‘900.
Miglior prova che gli obiettivi di circolarità non si stiano perseguendo con azioni concrete e incisive, non poteva esserci.
Secondo i relatori del report, “senza azioni coraggiose e urgenti a favore dell’economia circolare, si perderanno l’opportunità di ridurre le emissioni e di incrementare il riciclo.
In altre parole, il report chiede a politica, finanza ed economia di passare dalle parole ai fatti, con politiche a favore della circolarità e contemporaneamente penalizzanti le pratiche insostenibili: in particolare, il report sottolinea la necessità che i prezzi includano costi ambientali e sociali di prodotti e servizi.
Fondamentale risulterà l’impegno concreto delle nazioni più ricche che, nonostante rappresentino il 17% della popolazione mondiale, consumano il 25% delle materie prime e impattano con un “material footprint” di quasi 23 tonnellate pro-capite/anno, oltre il 400% in più rispetto a Paesi come India, Etiopia, Nigeria e Pakistan.
Ma non solo: di altrettanto fondamentale importanza risulterà l’impegno dei Paesi ricchi a intervenire sui modelli di consumo: una sfida, forse, impossibile.
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