Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) italiano ha determinato un abbandono graduale del carbone nel nostro Paese entro il 2025.
Buona notizia?
Forse, perché l’obiettivo non è inderogabile, ma bensì subordinato alla realizzazione di infrastrutture e impianti alternativi al carbone.
Nel testo depositato viene chiaramente affermato che “l’Italia ha programmato la graduale cessazione della produzione elettrica con carbone entro il 2025, con un primo significativo step al 2023, compensata, oltre che dalla forte crescita dell’energia rinnovabile, da un piano di interventi infrastrutturali (in generazione flessibile, reti e sistemi di accumulo) da effettuare nei prossimi anni. La realizzazione in parallelo dei due processi è indispensabile per far sì che si arrivi al risultato in condizioni di sicurezza del sistema energetico”.
In pratica, il Pniec sottolinea che “la dimensione della decarbonizzazione deve andare di pari passo con la dimensione della sicurezza e dell’economicità delle forniture”.
É del tutto evidente che, in mancanza delle infrastrutture e degli impianti, la decarbonizzazione entro il 2025 non potrà avvenire, anche se bisogna riconoscere che gli sforzi governativi nel segno di una “rivoluzione verde” sono, sulla carta, apprezzabili.
Nel PNIEC si sottolinea infatti la necessità di accelerare la conversione verde del nostro sistema energetico attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili, ma alla stessa viene attribuita una quota gas ancora troppo elevata.
Insomma, una transizione verde “a metà”.
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