Piccoli reattori nucleari? Nel report IEA tanti dubbi e poche certezze (se non un costo elevatissimo).
- Educambiente.tv
- 18 mar
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Nel report “The Path to a New Era for Nuclear Energy” (qui) emerge una scomoda verità per quanti sostengono che uno tra i vantaggi del nucleare sarebbe costituito dalla convenienza economica.
Secondo l’IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia), la gestione dei “famosi” SMR (Small Modular Reactor), unita agli elevatissimi costi di costruzione, determinerà prezzi dell’energia nucleare elevati.
Le proiezioni molto ottimistiche di chi sostiene le politiche energetiche nucleari sono condizionate da una realtà ben diversa: sarà infatti assai difficile mantenere un equilibrio economico (ma soprattutto un vantaggio per i consumatori) senza il ricorso agli “aiuti di Stato” per fronteggiare la concorrenza di fonti energetiche più convenienti e più sostenibili.
Infatti, secondo l’IEA, “affinché il nucleare abbia successo saranno necessari il supporto politico dei Governi, revisioni tempestive della progettazione e finanziamenti da fonti pubbliche e private”.
Ma quel che più interessa cittadini ed imprese è il prezzo che si andrà a pagare con il nucleare: diamo un’occhiata ai conti.
Nel report viene effettuato un paragone tra nucleare e rinnovabili con e senza stoccaggio in USA, Europa e Cina, utilizzando sia il Lcoe (Costo medio di produzione dell’energia riferito alla vita dell’impianto, sia il Valcoe, che integra anche il valore dei servizi che l’impianto può fornire al sistema.
Che cosa ne emerge? Ne emerge che nell’UE i costi dell’energia prodotta dagli SMR previsti al 2040 risultano molto più alti rispetto a quella prodotta con solare ed eolico, con o senza stoccaggio di energia e a prescindere dai tassi di interesse di finanziamento capitale.
Nello specifico, poiché i tassi di interesse previsti oscillano tra il 4 e l’8%, il prezzo megawattora nucleare sarà compreso tra i 90 e i 130 dollari. Con solare ed eolico il prezzo oscillerà tra i 30 e i 75 dollari: una bella differenza.
Ma perché il prezzo del nucleare si rivelerà una “trappola”? Perché il prezzo dell’energia (fino a 130 dollari megawattora) non potrà scendere sotto quella soglia altrimenti l’impianto risulterà assai poco attrattivo per gli investitori: quindi, nessuno può assicurare un prezzo finale conveniente senza considerare il ritorno economico di chi investe.
In altre parole, le centrali nucleari sono beni ad alta intensità di capitale con costi fissi elevatissimi che devono essere recuperati, senza dimenticare che le rinnovabili, che hanno costi marginali irrisori confrontati al nucleare, faranno scendere ancor più il prezzo all’ingrosso andando a ridurre ulteriormente margini e ricavi delle centrali nucleari.
I Governi saranno costretti ad intervenire con politiche di limitazione della concorrenza di energie più economiche come le rinnovabili per garantire chi ha investito capitali notevoli nel nucleare.
Per garantire gli investitori, i Governi dovranno inoltre adottare politiche con schemi in grado di ridurre gli altissimi rischi legati alla volatilità del prezzo dell’energia nucleare, anche attraverso la garanzia di un prezzo fisso da conguagliare (con finanze pubbliche) in caso di abbassamento sotto la soglia minima prevista del prezzo all’ingrosso dell’energia.
Questo determinerà, di conseguenza, una contrazione nello sviluppo e nell’utilizzo delle energie rinnovabili al solo scopo di “proteggere” investimenti in una fonte energetica ricca di problemi ed incertezze.
Alla luce di ciò, quali benefici porterà l’energia nucleare ai cittadini e alle imprese? Con ogni probabilità, nessuno.

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